La Geisha
Inviato: lunedì 24 novembre 2008, 12:59
La geisha
Simbolo della cultura nipponica, la geisha è una donna raffinata e colta che segue un rigido percorso di studi per raggiungere la massima padronanza nelle arti. Considerata a torto una prostituta, la geisha gode del massimo rispetto per le sue supreme doti da intrattenitrice.
Geisha' è l'unione di due kanji (芸者) che significano "arte" e "persona": significa quindi "persona esperta nelle belle arti , nelle belle maniere".
Contrariamente a ciò che può pensare l’opinione comune, la geisha non era una prostituta e il sesso non faceva parte del suo mestiere, ma era una professionista nell’arte di intrattenere e allietare noiose cene d’affari, banchetti e feste.
L'arte della geisha nasce nel periodo di Tokugawa (1600-1868) in Giappone; in origine era un uomo di piacere, nato per intrattenere uomini d'affari nelle "sale da the' pubbliche e private".
Ben presto anche le donne comparvero nel mondo Geisha assumendone via via il dominio del nome.
La geisha è la donna più affascinante, raffinata e colta di tutto il Giappone. Viene tolta alla sua famiglia in tenera età (in genere intorno ai 9-10 anni) e fatta entrare in una scuola, dove imparerà a curare al meglio il suo aspetto fisico, a vestirsi di kimono in seta, a truccarsi il viso con un pesante cerone bianco, occhi marcati di nero e bocca rossissima, fino a rendersi quasi una maschera sotto la pesante acconciatura, anche se alcune bambine venivano e vengono ancora vendute da piccole alle case di geisha ("okiya"),questa non è mai stata una pratica comune in quasi nessun distretto del Giappone. Spesso, infatti, intraprendevano questa professione in maggior numero le figlie delle geisha, o comunque ragazze che lo sceglievano liberamente.
Gli okiya erano rigidamente strutturati; le fanciulle dovevano attraversare varie fasi, prima di diventare maiko e poi geisha vere e proprie, tutto questo sotto la supervisione della "oka-san", la proprietaria della casa di geisha.
Imparerà quindi a muoversi con grazia ed eleganza, a servire da bere in modo raffinato, a conversare con intelligenza, a calibrare ogni minimo gesto per renderlo maggiormente elegante.
La sua estetica deve rappresentare al tempo stesso la fragilità della carne e la forza dello spirito: quando lavora controlla tutto il suo essere, in ogni gesto, parvenza, emozione; perfino la modulazione del respiro, ora leggero, lieve, ora vivo, affannoso, seppure impercettibile.
La sua figura deve essere snella e slanciata, così come il suo volto deve apparire pallido. La sua voce deve avere un tono particolarissimo e raffinato, adattato perfettamente ad ogni scopo e circostanza.
I suoi capelli, di color corvino, sono sempre raccolti, come a forma di nido. E ai piedi solo delle calze di seta, chiamate “tabi”, deve indossarle sempre, anche d'inverno, per esprimere la sensualità di un corpo che si nasconde interamente sotto il kimono.
Come già accennato in precedenza, esiste oggi molta confusione, specialmente fuori dal Giappone, riguardo la natura della professione della geisha; nella cultura popolare occidentale, le geisha sono frequentemente scambiate con prostitute di lusso. L'equivoco, che ha cominciato a diffondersi dal periodo dell'occupazione americana del Giappone, nella cultura cinese è, se possibile, ancor più marcato; in cinese, infatti, la parola geisha è tradotta con il termine yì jì (艺妓), dove jì (妓) ha il significato, appunto, di "prostituta".
Le geisha sono state spesso confuse con le cortigiane di lusso, chiamate oiran. Come le geisha, queste portano elaborate acconciature e tingono il viso di bianco; ma un semplice modo per distinguerle è che le oiran, portano l'obi (la cintura a fiocco legata in vita nel kimono) sul davanti infatti una donna costretta a togliersi quella fascia più e più volte nel corso della notte non può perdere tempo a legarsela di dietro, come la geisha che lo porta a contatto con la schiena.
Un tipo particolare di geisha è costituito dalle cosiddette onsen geisha, "geisha delle terme". Costoro, infatti, sono geisha che lavorano negli onsen, ossia gli stabilimenti termali del Giappone, oppure più genericamente nei villaggi e nei luoghi turistici; sono viste molto male dai giapponesi, che le considerano quasi alla stregua delle prostitute, poiché, lavorando per i grandi alberghi, si esibiscono in danze e canti per un vasto pubblico, invece che per la ristretta cerchia di intenditori, come fa una geisha vera e propria, e ovviamente non sono iscritte al kenban.